Infrastrutture critiche: perché fare rete
16 aprile 2018
16 aprile 2018
Intervista all’Arch. Carmela Melzi, attiva nel Settore Sviluppo ed attuazione delle politiche per la sicurezza delle Infrastrutture Critiche della Regione Lombardia
Cosa intendiamo per “Infrastrutture Critiche”?
Con il termine Infrastruttura Critica (IC) si intende un sito, una risorsa, un processo, una infrastruttura a tal punto rilevante e vitale per la nostra economia, salute e benessere che una sua, anche parziale o momentanea, non funzionalità potrebbe comportare un impatto sulla sicurezza nazionale, l’economia del paese e la salute e sicurezza dei cittadini.
Le società moderne, infatti, dipendono sempre di più dall’esistenza e dal corretto funzionamento di un insieme di infrastrutture, fisiche o virtuali, quali: reti di trasporto (viario, ferroviario, aereo etc), sistemi di distribuzione e gestione di beni primari (idrico, elettricità, fognario etc), sistema sanitario, sistema finanziario, reti di telecomunicazioni e dati.
Negli ultima anni è maturata la chiara consapevolezza che tali infrastrutture sono vulnerabili, sia nei confronti di minacce dovute all’attività umana (ad es. attentati terroristici o eversivi, cybercrime, scioperi, errori di gestione etc), sia a seguito di eventi naturali (ad es. condizioni meteorologiche avverse, frane, alluvioni etc).
La protezione di tali infrastrutture è un tema centrale per la società moderna, ma al contempo estremamente complesso per molteplici ragioni tra le quali spicca il fatto che le varie infrastrutture, seppur dislocate geograficamente e appartenenti ad Enti Pubblici e Privati differenti, tendono ad essere sempre più strettamente connesse. Ciò ad esempio comporta che un guasto/disservizio in una di loro possa generare un effetto domino che si manifesta nella propagazione incontrollata degli effetti del “loss of service” ad altre infrastrutture, anche non appartenenti allo stesso settore e/o allo stesso Paese. Sul tema abbiamo intervistato l’Arch. Carmela Melzi che opera nel Settore Sviluppo ed attuazione delle politiche per la sicurezza delle Infrastrutture Critiche della Regione Lombardia per farci raccontare come Regione Lombardia sta approcciando tali tematiche.
Direttiva Europea 114/2008 definisce Infrastruttura Critica (IC) “un elemento, un sistema o parte di questo ubicato negli Stati membri che è essenziale per il mantenimento delle funzioni vitali della società, della salute, della sicurezza e del benessere economico e sociale dei cittadini ed il cui danneggiamento o la cui distruzione avrebbe un impatto significativo in uno Stato membro a causa dell’impossibilità di mantenere tali funzioni”. La direttiva, recepita in Italia con il D.Lgs.n°60/2011, individua i settori Trasporto ed Energia come primari. Ma sappiamo tutti che non sono solo questi i settori vitali per lo status quo della società; basti ricordare il Libro verde, elaborato già nel 2005, che compone un elenco di ben 12 settori. In Regione Lombardia ci si è immediatamente misurati con la sfida suggerita dalla Direttiva di sviluppare un sistema che potesse in qualche misura proteggere le IC. Questa avventura ebbe inizio nel 2010 con la condivisione dell’obiettivo con gestori delle IC settori Trasporto ed Energia, che operano in territorio lombardo: si sottoscrisse un , rinnovato nel 2015 e tutt’oggi attivo.
Seppur ogni gestore abbia in atto ottime procedure per salvaguardare la propria infrastruttura, non sempre l’informazione riesce ad arrivare al giusto destinatario e in tempo adeguato per ridurre od evitare un effetto secondario. Occorre perciò elaborare un processo di analisi adeguato allo studio delle vulnerabilità delle IC. La strategia metodologica prende avvio dall’individuazione degli item (bene o servizio che contribuisce a caratterizzare il livello di qualità della vita e per la quale è possibile individuare una catena di fornitura) e dall’identificazione dell’insieme delle fasi atte a garantire la disponibilità di un bene o servizio e la sua fruizione da parte di cittadini (supply chain o catene di fornitura). Questo permette di conoscere gli effetti domino che un evento di interruzione di una infrastruttura può provocare su altre.
Occorre approfondire quella che potremmo definire la caratteristica intrinseca delle IC: il loro legame interdipendente. Si trovano interdipendenze settoriali ed intersettoriali, ascendenti e discendenti, semplici e multiple, e si classificano in quattro categorie:
Si può concordemente prender coscienza che si deve parlare di sistema delle infrastrutture critiche.
Quindi la metodologia da utilizzare per l’analisi delle vulnerabilità e lo sviluppo della loro resilienza è un approccio volto a magliare il sistema delle connessioni fondamentali ed a predisporre azioni, strutturali e non, atte a ridurre l’impatto di un evento.
In questi otto anni in Regione Lombardia si sono avviati i lavori su temi come informazioni e adeguati strumenti e contenuti comunicativi, scenari di nevicata significativa e blackout elettrico, gestione della sicurezza per EXPO2015, rischio idrogeologico, cambiamento climatico e merci pericolose.
Molto si è fatto e molto si può fare ancora: punto di svolta fondamentale è far crescere la coscienza e la consapevolezza che per implementare la resilienza occorre sempre più fare sistema tra tutti gli attori. É perciò prioritario che anche i gestori delle telecomunicazioni e degli altri settori decidano di aderire al Protocollo e che si possa condividere risorse economiche per creare una struttura stabile di riferimento per lo sviluppo delle conoscenze e delle pratiche per la protezione delle infrastrutture critiche.
In questi anni Regione Lombardia ha partecipato a progetti europei che hanno consentito il confronto a livello internazionale sul tema. Da questa esperienza è nata l’associazione internazionale CIRINT.NET (Critical Infrastructure Resilience International Network), di cui Regione Lombardia è cofondatrice, che promuove il dibattito sulla resilienza delle infrastrutture critiche ().
Per ogni approfondimento sull’intervento dell’arch. Melzi: carmela_melzi@regione.lombardia.it