Perché è importante coinvolgere gli stakeholder in un’opera?
22 luglio 2021
22 luglio 2021
D.Game: il metodo innovativo di stakeholder engagement ideato da 鶹ý
Stantec ha esperienza e competenza tecnica per progettare e sviluppare le idee progettuali in ambito architettonico, urbanistico, ingegneristico e impiantistico. Inoltre, ha sviluppato un servizio di stakeholder engagement innovativo chiamato D.Game: Dream, Design e Develop. In questa intervista, Matteo Rudello, Senior Project Technical Leader – Sustainability and R&D Hub manager di Santec, spiega perché sia fondamentale coinvolgere gli stakeholder nella progettazione, realizzazione e gestione di un progetto e racconta il progetto D.Game.
La definizione sempre più utilizzata, e che ritengo essere la più esaustiva del concetto di sostenibilità è legata al concetto di “creazione di valore condiviso”. Questa descrizione aiuta a comprendere come in realtà il tema chiave della sostenibilità sia la creazione di valore per tutti gli stakeholder che interagiscono con una determinata iniziativa, attività, o progetto, senza dimenticare, tra gli stakeholder, in senso esteso, anche l’ambiente.
Partendo da questo presupposto si comprende che, per poter rendere un progetto realmente sostenibile, è necessario approfondire il tema del valore creato, affrontandolo dal punto di vista degli stakeholder, per questo è importante coinvolgerli direttamente già in fase di progettazione. Lo scopo è far sì che non solo possano esprimere i loro bisogni rispetto al progetto, ma anche contribuire attivamente ad identificare le soluzioni, e persino mettere in campo risorse funzionali al raggiungimento degli obiettivi del progetto stesso.
Allo stesso tempo, accertarsi che un’opera non crei disvalore per una parte degli stakeholder, riduce automaticamente l’insieme dei rischi sociali, economici ambientali che valutazioni poco accurate potrebbero generare, con effetti potenzialmente nefasti per il progetto stesso.
In realtà qualsiasi progetto abbia un impatto significativo sul contesto sociale, naturale ed economico di una determinata area è un candidato perfetto per un coinvolgimento più anticipato possibile degli stakeholder. Il momento ideale è proprio quello della progettazione. Nel momento in cui gli obiettivi sono definiti ed esiste già un progetto di massima, è già possibile il coinvolgimento degli stakeholder per dare forma al progetto di dettaglio, integrando, sin da questa fase, il punto di vista, i bisogni e le risorse messe in campo dagli stakeholder. Quando diciamo stakeholder ci riferiamo a tutti i portatori di interesse che esistono in una determinata area: le amministrazioni locali, la società civile, ad esempio rappresentata dalle associazioni dai comitati attivi sul territorio, considerando anche le varie fasce di età, dai più giovani (i principali fruitori della futura sostenibilità dell’opera) fino agli anziani. E’ necessario infine tenere presenti anche le attività imprenditoriali e commerciali. Tutti questi gruppi di interesse vedono l’opera ed il progetto da una angolazione diversa, la capacità di sintesi tra i diversi bisogni e la sinergia tra le risorse messe in gioco dagli stakeholder è ciò che consente di massimizzare il valore collettivo generato dall’opera.
Il D.Game nasce dall’osservazione di come gli ecosistemi naturali hanno risolto il problema della sostenibilità. Un termine che descrive questo approccio ispirato all’osservazione della natura è biomimesi (Biomimicry in inglese). In un ecosistema tutto il “valore” disponibile e generato/rigenerato dall’ecosistema stesso, circola incessantemente all’interno della rete di relazioni che si crea tra il mondo minerale, vegetale e animale, alimentando la vita, e l’evoluzione del sistema ed incrementandone costantemente la ricchezza, la varietà, la bellezza e la solidità (detta anche resilienza). Tutto questo senza creare scarti o rifiuti che dir si voglia.
Questa capacità di progettazione dell’ecosistema rappresenta una forma di intelligenza, quantomeno una forma di intelligenza superiore rispetto a quella che la società umana ha saputo esprimere su scala globale considerando la miriade di problemi sociali ecologici ed economici che il modello di sviluppo prevalente (se così può ancora essere definito) ha saputo generare.
Se non si comprende l’effetto di potenziamento della capacità creativa e di problem solving che genera un vero coinvolgimento degli stakeholder, si rischia di svolgere un mero esercizio di facciata che non crea un reale effetto di miglioramento del progetto.
Il concetto di base è che l’interazione fra più intelligenze che collaborano su un progetto, analizzandolo da diverse angolazioni, produce un risultato che non è soltanto la somma dei punti di vista degli attori coinvolti, ma è piuttosto l’esponenziale della creatività e della capacità di problem solving generato dalla collaborazione costruttiva. Questo meccanismo viene spesso definito con il termine “intelligenza collettiva”, un processo certamente più complesso, ma enormemente più potente di una semplice consultazione.
L’elemento chiave è proprio l’intelligenza collettiva, quella che sembra esprimersi “spontaneamente” a livello degli ecosistemi naturali, e che appunto può essere imitata per raggiungere gli stessi livelli di performance in termini di sostenibilità dei risultati. L’elemento innovativo del D.Game è proprio puntare su questo aspetto che si raggiunge attraverso 3 passaggi concreti:
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