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Economia circolare: cosa può fare il legislatore?

28 novembre 2018

Conversazione con l’avv. Federico Peres sul tema dell'economia circolare e sul ruolo della legislazione per incentivarla

Anche quest’anno l’Economia Circolare è stato il filo conduttore di Ecomondo e Remtech. C’è qualcosa che il legislatore può fare per incentivarla?

Certamente sì. Se per economia circolare intendiamo un sistema virtuoso all’interno del quale il residuo di produzione viene valorizzato e rimesso in circolo (non in discarica), certamente la legislazione in materia ambientale può fare molto.

Per esempio?

Se pensiamo alle operazioni di recupero che trasformano il rifiuto in un c.d. End of Waste, dobbiamo prendere atto che, ad oggi, esistono, sul piano legislativo, almeno due rilevanti criticità.

Quali?

La prima è il necessario coordinamento tra i regolamenti nazionali e quelli comunitari. In Italia, infatti, dal febbraio 1998 è in vigore un decreto ministeriale che disciplina a quali condizioni un rifiuto non pericoloso può essere recuperato e, di conseguenza, liberamente commercializzato. Il punto è che per alcune tipologie di rifiuti disciplinate dal d.m. 05.02.1998, sono stati emanati regolamenti europei che mirano allo stesso risultato (ottenere un End of Waste), ma ci arrivano con un percorso diverso. Secondo la Corte di Cassazione (sent. n.47712/2018) questi regolamenti europei non avrebbero abrogato le precedenti disposizioni nazionali, con la conseguenza che il gestore dell’impianto di recupero, per non sbagliare, sarebbe chiamato oggi a rispettarli entrambi.

E l’altra criticità?

Riguarda sempre le operazioni di recupero da autorizzare non in forma semplificata (come il decreto di cui ho accennato), ma in via ordinaria ed integrata. Anche in questo caso una recente sentenza del Consiglio di Stato (n. 1229/2018) ha portato alla luce la criticità legata al fatto che, in estrema sintesi, in assenza di una fonte regolamentare specifica e successiva al d.lg. 152/2006, tali autorizzazioni rilasciate ad hoc non risulterebbero legittime. Questo tema è, peraltro, ben noto al Ministero dell’Ambiente che, a luglio scorso, in una risposta ad un’interrogazione specifica, ha manifestato l’intenzione di modificare il decreto 152/2006.

Oltre alle operazioni di recupero ci sono altri ambiti nei quali un intervento del legislatore potrebbe incentivare l’Economia Circolare?

Sicuramente. Pensiamo alla gerarchia nella gestione dei rifiuti che mette al primo posto la prevenzione. Ciò significa limitare il più possibile la produzione di rifiuti. Ebbene, questo obiettivo può essere raggiunto, in un contesto industriale produttivo, valorizzando i sottoprodotti, vale a dire quei residui di produzione che, a determinate condizioni, non debbono essere classificati e gestiti come rifiuti. Ed è proprio in relazione a queste condizioni che l’industria attende chiarimenti per comprendere, ad esempio, in cosa consista la c.d. normale pratica industriale di un settore specifico. Considerato che su questo tema la giurisprudenza non è univoca e avute presenti le gravi conseguenze sul piano sanzionatorio, gli operatori sono spesso costretti, per massima prudenza, a gestire come rifiuti anche quei residui che meriterebbero, invece, la qualifica di sottoprodotti. In questo quadro – è evidente – non è affatto semplice attuare, in concreto, una politica aziendale che metta la prevenzione al primo posto, come chiede la legge.

Quando potrebbero intervenire queste modifiche?

Lo scorso giugno è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la direttiva 851/2018 che ha modificato la precedente direttiva 2008/98/Ce in materia di rifiuti. Il legislatore italiano dovrà recepire le modifiche entro il 5 luglio 2020. Questa potrebbe essere l’occasione per un intervento coordinato.

Sull'intervistato:

Dopo aver svolto attività professionale in altri studi legali, Federico Peres, ha costituito, nel 1993, con l’avv. Guido Butti, l’associazione professionale B&P Avvocati.

All’interno dello Studio, segue principalmente il contenzioso amministrativo e civile e la consulenza stragiudiziale in materia di gestione rifiuti, terre e rocce da scavo e sedimenti dragati, bonifiche dei siti contaminati, risarcimento del danno ambientale ed inquinamento elettromagnetico. In queste materie è autore di volumi e articoli ed è stato relatore in numerosi seminari e convegni.

E’ professore a contratto di diritto dell’ambiente presso l’Università di Padova (Facoltà di Ingegneria – Corso di laurea in Ingegneria per l’ambiente e il territorio) nonché docente in corsi post-universitari organizzati dalle Università di Roma, Milano, Padova e Venezia.

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