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Resilienza idrica

02 marzo 2021

L’acqua, una materia prima da valorizzare

Negli ultimi decenni la disponibilità di dati e statistiche ambientali ha messo in luce un trend climatico che evidenzia in maniera significativa un incremento dei fenomeni metereologici estremi, in termini di frequenza, intensità, estensione territoriale e durata.

Non solo piogge torrenziali, mareggiate ed alluvioni; tra gli eventi fisici catastrofici da tenere in considerazione, vanno annoverati anche gli eventi siccitosi che, a seguito di studi recenti, tra il 1951 e il 2015, hanno evidenziato un aumento della frequenza e dell’intensità nel Sud dell’Europa e in tutta l’area Mediterranea.

Nel contesto globale dei cambiamenti climatici, si inserisce il tema cruciale della disponibilità della risorsa idrica, quale fonte primaria di sostentamento delle attività umane di un territorio.

Più un territorio è soggetto a fenomeni di scarsa ricarica idrica, più risulta vulnerabile a possibili eventi siccitosi.

Alcune regioni italiane, per le loro caratteristiche climatiche, rientrano tra le aree del globo considerate a potenziale stress idrico (fonte “Aqueduct Water Stress Projections Data (2015)” – Water Resources Institute).

La resilienza idrica di un sistema, sia esso un consorzio agricolo, un’area urbana o un comparto produttivo industriale, rappresenta un indicatore qualitativo e/o quantitativo che ne misura la sostenibilità, intesa come capacità di resistere a fattori di stress esterni che ne limitano l’accesso alle fonti di approvvigionamento idrico.

L’acqua, oltre ad essere un bene primario per le esigenze vitali ed ambientali di un territorio, rappresenta sicuramente una materia prima pregiata il cui impiego è fondamentale in svariati ambiti sociali ed economico industriali (usi domestici e civili, irrigazione agricola, cicli produttivi alimentari, aziende manifatturiere, cicli di termici e di raffreddamento, produzione energetica).

I fattori che limitano la disponibilità di attingere alla risorsa idrica non sono legati esclusivamente a fenomeni metereologici ed a prolungati periodi siccitosi.

L’aumento demografico ed il contestuale maggior fabbisogno energetico sono anch’essi fattori esterni che concorrono a limitare la disponibilità idrica di un territorio.

Allo stesso modo, la convivenza all’interno di un’area geografica di molteplici portatori d’interesse genera inevitabilmente una competizione intra-territoriale per l’utilizzo e lo sfruttamento delle fonti di approvvigionamento idrico più sicure.

A livello regionale, molti piani territoriali sono stati appositamente predisposti per regolamentare le concessioni di sfruttamento delle risorse idriche, specialmente nei periodi estivi e siccitosi.

In ultimo, non va dimenticata l’importanza del mantenimento degli standard di qualità delle fonti di approvvigionamento idrico. L’inquinamento diffuso di fiumi e falde acquifere rappresenta anch’esso un fattore limitante per l’accesso all’acqua, in particolare per il settore idropotabile: in altri termini, pur avendo disponibilità idrica, molti bacini non possono essere sfruttati a causa del deterioramento delle condizioni qualitative.

CEO Water Mandate

La necessità di istituire forme di governance per la tutela e per un utilizzo condiviso della risorsa idrica è una tematica sempre più attuale. Un aumento della vulnerabilità di un territorio agli eventi siccitosi ed al rischio di scarsità idrica permanente produrrà inevitabilmente danni economici ai settori maggiormente sensibili alla riduzione delle risorse idriche, nonché rilevanti impatti sull’ambiente e sulla società.

In tale ottica, molte aziende italiane, consapevoli dei rischi futuri e dei potenziali impatti economici sul loro business, hanno aderito da qualche anno al CEO Water Mandate, un’iniziativa speciale del Segretariato delle Nazioni Unite e del UN Global Compact promossa per rilanciare l’impegno delle aziende nella gestione sostenibile dell’acqua.

Nel mondo sono oltre 150 le aziende che vi hanno aderito.

Il CEO Water Mandate, in particolare, indica un approccio al servizio idrico articolato in sei aree tematiche:

  1. Direct Operations: impegno nella riduzione dei consumi idrici legati al proprio business, riduzione degli scarichi reflui privilegiando un recupero interno e sviluppo di strategie per minimizzare gli impatti sull’ambiente;
  2. Supply Chain and Watershed Management: impegno nello sviluppare piani di gestione idrica efficienti incoraggiando i propri fornitori ad utilizzare pratiche gestionali sostenibili;
  3. Collective Action: promuovere iniziative collettive con la società civile, le organizzazioni intergovernative, le comunità locali e altri business finalizzate ad una maggiore sostenibilità della gestione della risorsa idrica;
  4. Public Policy: promuovere lo sviluppo e l’applicazione di policy e di quadri normativi relativi alla risorsa idrica che siano sostenibili, equi e coerenti;
  5. Community Engagement: incoraggiare ed educare le comunità locali ad una maggiore consapevolezza nell’uso della risorsa idrica, supportando le autorità locali nello sviluppo di adeguate infrastrutture idriche;
  6. Transparency: impegno nel condividere e divulgare in maniera trasparente le proprie strategie e politiche aziendali in tema di gestione e risparmio idrico, nell’abito degli obbiettivi del mandato, inclusi i traguardi raggiunti e le aree di miglioramento.

Strategie applicabili: il riutilizzo delle acque reflue depurate

A fronte del possibile acuirsi dei fenomeni legati al cambiamento climatico, e in un’ottica di implementazione dell’economia circolare, un aiuto per diminuire la sofferenza nell’approvvigionamento in periodi di siccità può sicuramente giungere dal riuso delle acque reflue sottoposte a depurazione in agricoltura e nell’industria.

In previsione di un possibile scenario futuro con aumenti nei costi di fornitura idrica, molte aziende hanno cominciato ad analizzare attentamente i propri processi produttivi al fine di valutare sinergie con le necessità di investimento espresse dal settore idrico, facendo di necessità virtù, attraverso un uso più efficiente delle risorse.

Le valutazioni di resilienza idrica, intraprese dai vari portatori di interesse in aree a stress idrico, sono necessarie.

Numerosi investimenti di ammodernamento impiantistico, infatti, sono stati progettati tenendo conto della necessità di provvedere al recupero ed al rilancio di spurghi e condense all’interno del ciclo produttivo, nonché al riutilizzo di una quota parte delle acque reflue come acque di processo industriale o come acque di servizio (e.g. acque antincendio).

A livello normativo regionale sono già vigenti regolamentazioni stringenti per la segregazione fognaria delle acque di prima pioggia dalle restanti acque bianche. La regione Puglia, per esempio, con Regolamento Regionale 9 dicembre 2013, n. 26, ha imposto, ove possibile, l’obbligo di riutilizzo delle acque meteoriche di dilavamento finalizzato alle necessità irrigue, domestiche ed industriali.

Le valutazioni di resilienza idrica, intraprese dai vari portatori di interesse in aree a stress idrico, sono necessarie e nascono dalla consapevolezza di un futuro incerto, dove gli stravolgimenti climatici in corso giocheranno sicuramente un ruolo fondamentale nell’economia globale.

Promuovere un cambiamento culturale riguardo ai consumi idrici ed attivare sin da subito investimenti di lungo termine finalizzati alla valorizzazione della risorsa idrica, rappresenta quindi la strategia migliore per uno sviluppo più responsabile, sostenibile e inclusivo.

Stantec è fortemente impegnata nel supportare i propri clienti attraverso Studi di Resilienza idrica mirati all’ottimizzazione dei consumi e dei recuperi idrici all’interno dei cicli produttivi.

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